Siete stanchi del vostro computer – fisso o portatile, lento all’avvio, all’arresto, durante gli aggiornamenti e nel compiere qualsiasi operazione, anche la più semplice e poco dispendiosa in termini di risorse?
Una seconda vita per il vostro computer vi è offerta concretamente usando…
… RestartOS, il sistema operativo dei restarters:
un sistema operativo leggero e completo (versione 32 bit basato su Linux Mint 19.3; versione 64 bit basato su Linux Mint 20) che farà risorgere il vostro “vecchio” computer ad un livello di operatività che non avrà niente da invidiare a quelli in vendita presso la grande distribuzione a costi poco sostenibili.
Una volta preparato l’occorrente, potrete decidere se installarlo sul vostro computer accanto al vostro attuale sistema operativo (dual boot) oppure in sua sostituzione.
C’è di più: potrete anche solo provarlo, senza alterare minimamente la vostra attuale configurazione, eseguendolo in versione “live” e decidere poi con tutta calma se risponde o meno alle vostre esigenze: usando questa modalità, al riavvio restartOS non lascia alcuna traccia del suo uso e sarà come se nulla fosse successo :).
Occorrente:
tutto quello che serve è una chiavetta USB di capacità non inferiore a 4Gb, un PC (Windows/linux/Mac), la connessione ad Internet e un quarto d’ora di tempo.
Cosa fare per provarlo e/o installarlo:
per prima cosa, scaricate da qui la versione a 32 bit oppure da qui quella a 64 bit.
(se siete indecisi, la prima andrà benissimo).
Una volta completato il download, vi ritroverete con un file con estensione .iso: non resta che utilizzarlo in accoppiata alla chiavetta USB per renderla auto-avviante (in rete trovate guide step-by-step per ottenere il risultato: per gli utenti Windows consigliamo l’uso di Rufus, un software portatile gratuito e opensource).
Ad installazione completata la password di accesso è:
restart
Troppo complicato? Nessun problema: facciamolo insieme al prossimo Restart Party! Con una connessione di rete decente, l’intero processo si completa in 15 minuti.
Per i più curiosi, ancora poche righe sul perché ci sembra utile l’adozione di restartOS.
La risposta è sempre la stessa: per combattere l’obsolescenza programmata e scardinare le logiche di commercializzazione della grande distribuzione, che ci vuole – sempre di più – consumatori sfrenati e non pensanti, in barba alle risorse del pianeta – sempre più scarse.
In che modo restartOS – e, più in generale, tutte le distribuzioni linux – realizzano questa battaglia?
Per darsi risposta, basta soffermarsi a pensare al ciclo di vita di un computer che da anni è stato messo in atto da parte dei produttori e riepilogabile in questi pochi passi che seguono:
Oggi acquisto un computer di fascia media, spendendo svariate centinaia di euro, equipaggiato con un sistema operativo (Windows? iOS?) che garantisce certe prestazioni (spunto di riflessione: quante volte avete potuto acquistarne uno che montasse un sistema operativo diverso? La risposta crediamo sia: mai!).
Costantemente, le major dei sistemi operativi (Microsoft per Windows, Apple per iOS, Google per Android) rendono i propri sistemi operativi sempre più “ingombranti” e avidi di risorse hardware, con il dichiarato scopo di ottenere nuove e migliorate funzionalità ma che di fatto ingigantiscono sempre più il “motore software” del nostro computer.
Risultato? Nel giro di pochi anni (a volte, mesi) il computer non è più in grado di fornire le prestazioni, in termini di velocità, affidabilità e sicurezza, sbandierate al momento dell’acquisto e quindi siamo inevitabilmente (o quasi) portati all’acquisto di un nuovo pc, ancora più potente, cosicché Microsoft & co. potranno realizzare sistemi operativi ancora più esosi (in termini di richieste hardware e di costi) e… il giochino ricomincia da capo, purtroppo.
In altri termini, i computer dismessi presenti nelle nostre abitazioni non sono “vecchi” in senso assoluto, ma solo in relazione al sistema operativo che adottano: per questo motivo, macchine datate anche di decine di anni possono tornare a fare il loro lavoro (che nel 99% degli utilizzi si risolve nel navigare in rete, scrivere documenti e fogli di calcolo, gestire la propria posta con un client) semplicemente adottando un sistema operativo diverso da quello nativo. Senza considerare il venire meno della necessità di software antivirus, che nel mondo linux non servono semplicemente perché, detta un po’ sommariamente, non esistono virus per tale mondo. Niente antivirus significa niente consumo di risorse per tenerlo costantemente in esecuzione ed aggiornato, e niente costi nel caso di prodotti registrati (unici a fornire un minimo livello di protezione).
Questo modello di business è talmente caro ai produttori che lo replicano su tutti i dispositivi che costellano la nostra vita tecnologica (smartphone, smartTV; altro spunto di riflessione: quanti cellulari giacciono “vecchi” nei nostri cassetti e non più utilizzati? Anche in questo caso, la risposta è quasi certamente scontata ed è per questo che l’associazione si occupa del riciclo anche dei telefoni datati ma ancora validi a svolgere le loro funzioni sostituendo il “sistema operativo” di fabbrica: ma questa è un’altra storia… ).